luned 12 febbraio - ore 11

salita al Castello da Piazzale Arnaldo

monumento dei Santi Patroni al Roverotto

 

deposizione

di una corona

d'alloro

al roverotto

alla presenza delle autorità

 

 

 

 

 

Il gesto semplice e pieno di riconoscenza
delle autorità nel luogo in cui nel 1438
i Santi Patroni difesero la città assediata
dalle truppe milanesi agli ordini del Piccinino

«Chi per la contrada di Santa Giulia progredisce il cammino fino a che la via si termina dalle mura, giugne al sommo d’un torrioncello che serba ancora il nome di Ravarotto». Così scrive Federico Odorici sul finire dell’Ottocento nella sua monumentale storia di Brescia. Il grande storico

sta narrando di un momento particolarmente

difficile e drammatico.

È il 13 dicembre del 1438. Sono mesi ormai che Niccolò Piccinino al soldo dei Milanesi stringe d’assedio la città. I bresciani sono asserragliati entro le mura cittadine e, dopo giorni di tribolazioni e sofferenze, oppongono una resistenza disperata all’ennesimo assalto. Mentre infuria la battaglia, che per gli assalitori dovrebbe essere risolutiva,

i Santi Patroni della città compaiono sulle mura con armi dorate: in una mano uno scudo celeste per proteggere i bresciani, nell’altra una spada di fuoco per respingere i nemici, e poi, depositate le armi, a mani nude ribattono

le palle roventi dei fulminanti cannoni nemici.

Scrive ancora l’Odorici: «E dagl’intrepidi Bresciani, fra l’orrido rimestamento, caldo il petto di quella fede che santifica l’amore della terra natia, nell’ardore delle credenze che fanno bella e affettuosa la religione, fu accolto il grido aver gli stessi nemici veduto calarsene dall’alto due luminosi guerrieri, che piantati nel mezzo del campo, li respingevano dalle mura cittadine».

Si racconta che all’apparire dei Santi, Niccolò Piccinino fece sospendere l’attacco, dopo aver esclamato: «Io combatto contro i fanti, non contro i santi». Il 17 dicembre l’esercito milanese levava definitivamente l’assedio e lasciava la città al suo destino. La gioia per il pericolo scampato si trasforma subito in festa di tutti i bresciani. Di comune accordo la municipalità decide di innalzare ai martiri Faustino e Giovita al Raverotto, nel luogo dell’apparizione, il monumento che ne ricorda l’intervento straordinario. Da allora nei decenni successivi ogni anno il  13 dicembre il ricordo dei fatti venne celebrato come un dono di libertà per le giovani generazioni, con una grande festa che coinvolgeva l’intera città e in particolare assicurava un regalo ai più piccoli.

Si ritiene che proprio da tale celebrazione discenda la tradizione tutta bresciana di festeggiare santa Lucia.

Associazione Confraternita

dei Santi Faustino e Giovita

Via San Faustino 74 - 25122 Brescia

info@confraternitasantifaustinoegiovita.it

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